Completamente diverse erano le prozie. Intendo tra di esse sia le mogli che le sorelle dei prozii. Tanto evanescenti gli uomini (anche se letterati, intelligenti e sinceri), quanto concrete, lucide e consapevoli dei cambiamenti le donne. Tennero in mano le situazioni anche economiche, con grande adattabilità ad un inesorabile mutamento della società locale. Erano tutte più o meno belle, quasi tutte con occhi azzurri e con nomi settentrionali, importati dalla madre (la mia bisnonna) lombarda. La più grande era la più complessa. Scriveva, con pseudonimo, in un giornale di provincia. Forse era quella che più si avvicinava ai fratelli in certe stravaganze. Non ebbe una vita facile: una scelta matrimoniale sbagliata (testardamente voluta da lei) con conseguente separazione, la fece morire giovane per infarto. Non l'ho mai conosciuta se non attraverso i suoi scritti e un piccolo diario di un suo viaggio a Roma agli inizi del '900. Minuziosi appunti sui monumenti e sulle giornate trascorse nella capitale. Le altre, io credo, fecero tutte matrimoni "combinati" da varie necessità. Donne chiuse, cortesi, intelligenti. Grandi lettori dell'animo umano, capaci di dare preziosissimi consigli a noi giovani. Non rinnegavano nulla del passato, ma cercavano di essere al passo con i tempi. Forse non felici, ma chi lo è?, e poi, cos'è la felicità?
Fonte immagine: http://ventofreddodellest.blogspot.com/
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