"Vedi, all'indomani del matrimonio si capì subito la voragine che si stava aprendo. Era stata organizzata una grande festa nel palazzo di famiglia e lui, generoso come sempre, le aveva regalato a sorpresa un abito da favola... ma lei non volle partecipare."
Lei: capelli rossi, viso grazioso su un corpo tozzo.
Lui: nato V., era un mio pro-prozio.
Lui: nato V., era un mio pro-prozio.
Era un bell'uomo. Tra i più belli nella sua famiglia di quattordici figli. Era vissuto per parecchio tempo fuori, "nel continente", dove aveva fatto il militare e dove si era fermato anche oltre. Brioso, brillante, "di società", ma anche molto buono. Aveva affinato i suoi gusti. Amava il bello ed era ricercato nei modi. Arredò le case con mobili di grande pregio. Qualcosa è arrivato anche a me.
Tornato nel paese del profondo sud, trovò i fratelli che si erano assegnati gran parte, o il meglio, del patrimonio familiare e che premevano affinché si sposasse. La scelta fu secondo le convenienze di allora, che poi erano soprattutto economiche. Una giovane, figlia di un padre vedovo. Ma con dei geni caratteriali particolari. Non brillava di intelligenza. E ciò poteva anche non essere grave. Ma era testona (senza alcuna duttilità), dispettosa e molto capricciosa.
Si vociferò subito in paese sulle sue infedeltà.
Non so bene come e perché, ma si trasferì nel capoluogo di provincia e cominciò a frequentare quelle case tanto diffuse nel secolo scorso. Si presentava anche con il cognome da sposata (!). Non dette mai spiegazioni ai "giovani baldi " (anche suoi parenti) che dal paese si spostavano per frequentare quei ritrovi.
Non tutti i figli si possono attribuire al marito che - con grande magnanimità - trasmise senza distinzione a tutti il suo cognome e li lasciò eredi in parti uguali.
Quando lei morì (dopo di lui) fu portata al paese su un carretto e dietro c'era solamente il vecchio padre.
Questo particolare mi è stato raccontato da mia madre, la cui "pietas" era un dato strutturale della sua etica umana, profondamente uguale a quella di suo padre (mio nonno). Il resto della famiglia sconosceva questo sentimento.
"Dimmi come, quando e dove è morto", chiesi alla mia interlocutrice in un pomeriggio afoso dell'agosto appena trascorso.
Per il caldo le stanze antiche erano tenute in penombra. Tutto sembrava surreale.
Noi due: una di fronte all'altra. Due età diverse ma con lo stesso affetto per i nati V.
I ventagli si muovevano convulsamente alla ricerca di un po' di refrigerio, mentre fuori il paese sonnecchiava in un presente ibrido ma ormai lontano da noi due (sto meditando seriamente di lasciare per sempre e definitivamente il paese del profondo sud).
I ventagli si muovevano convulsamente alla ricerca di un po' di refrigerio, mentre fuori il paese sonnecchiava in un presente ibrido ma ormai lontano da noi due (sto meditando seriamente di lasciare per sempre e definitivamente il paese del profondo sud).
"È morto in questa casa il mio pro e tuo pro-prozio. Mia nonna (la sorella più grande) lo accolse e lo accudì con tanto amore.
Il suo cuore si era ammalato. Aveva 37 anni."
Il suo cuore si era ammalato. Aveva 37 anni."
Fonte immagine: http://www.annavigo.it/
Sembra una pagina dei Viceré (questo vuole essere un complimento all'autrice più che un commento sui personaggi).
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