Ma ho un futuro? A 60 anni si può parlare al futuro? Sono domande che mi gettano nel panico e non solamente perché questo che sto vivendo è l'ultimo segmento della mia vita. O forse sì. Certo il passato mi incalza, si fa pelle su me stessa. È voluminoso, tenero e spietato. A volte anche ingombrante. Io vorrei, invece, sentire ancora la leggerezza degli anni adolescenziali (!), quando guardavo al "futuro" che forse si è realizzato solo in parte. Però certe scansioni del mio animo persistono ancora in me. Scruto, leggo, scrivo, cerco. La sana curiosità per quello che c'è al di fuori di me è sempre uguale, più disincantata, ma c'è! Non conosco l'indifferenza che, ahimè!, coinvolge la società attuale, come un male sottile o come - per dirla alla Leibnitz - una monade senza porta e finestra. No, questo no! La vita ancora mi incanta. Ho voglia di percorrerla sino in fondo... finché Dio vorrà! In coerenza con il mio spirito di Ulisse, vorrei visitare tre o quattro luoghi che non ho potuto finora conoscere. Ma è questo un futuro?
Fonte immagine: http://www.francopaniniragazzi.it/
Ogni fase della vita ha un tratto distintivo, e sarebbe un errore ricercare adesso le sensazioni dell'adolescenza; ma non per questo a 60 anni si è senza futuro. Questo blog ti sta portando a guardarti indietro, ma è una cosa che va vissuta in chiave positiva, senza abbandonarsi a facili nostalgie. Devi ritenerti molto fortunata ad avere la curiosità intellettuale di cui sei dotata, perché essa ti prospetta quotidianamente un futuro sempre nuovo. Il futuro, poi, è anche quello del sangue del tuo sangue; quello di tua figlia e della sua futura famiglia, e dei vari nipoti e nipotini... E sono tutte vite anche tue...
RispondiEliminaGentile Giuseppe, la ringrazio per le sue osservazioni e per la costanza dimostrata nel seguire il mio blog. Le assicuro che le sue parole mi sono state di valido aiuto, la saluto cordialmente.
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