Questo spazio, oltre ad essere un mio momento di libertà, fa riferimento alla mia infanzia e giovinezza e ai personaggi, luoghi e storie che hanno fatto parte della mia vita di allora. Tutto ciò ha profondamente toccato il mio cuore, perché i nati V. di allora mi hanno molto amata e capita e a tutti loro dedico i miei ricordi. Grazie!

giovedì 7 ottobre 2010

41 - La sposa con la bambola

La grande sala da letto era poco illuminata. Un solo candeliere con cinque candele accese posato sul comò. L'aria era greve. Da diversi giorni la stanza non veniva areata. Il letto a baldacchino era in ordine e lindo. Le lenzuola erano ricamate finemente. I fratelli avevano così ordinato alla servitù, perché il padrone stava per morire. Almeno così tutti dicevano e pensavano. Lui, con gli occhi chiusi e il respiro affannoso, giaceva immobile. Aveva compiuto da poco sessant'anni. Un grande traguardo per i tempi di allora (metà '700!) . Aveva spadroneggiato sulla sua famiglia, sui servi e goduto della vita in tutti i suoi eccessi. Non si era mai sposato. Che bisogno c'era? Tutti erano ai suoi piedi e tutti pendevano dalle sue labbra. I lineamenti del viso erano forti e decisi. Il corpo, per i vizi, era diventato flaccido. Aveva guardato chiunque con alterigia e sufficienza. Ed ora stava per morire. E i fratelli? In quanto suoi eredi litigavano spudoratamente tra di loro per la spartizione dell'immenso patrimonio. Ma lui ascoltava. Udiva. Sentiva una grande repulsione nei loro confronti. Doveva farcela... e visse, lasciando tutti allibiti! Decise: "Basta! Ora mi sposo e mando all'aria le speranze di questi parassiti!" e scelse la sua sposa.
Aveva quindici anni, bella, con occhi verdi e capelli neri che incorniciavano il suo viso bianco come di porcellana. Minuta, con un fisico ancora da bambina! Varcò il portone dell'antico palazzo, dove inquietanti e lugubri sotterranei si snodavano in misteriosi ambienti, vestita del suo abito da sposa di colore avorio interamente ricamato in oro. I capelli erano trattenuti da un piccolo diadema, tempestato di diamanti. Sul volto della sua nutrice che l'accompagnava, una smorfia di dolore, ansia e disappunto, Lei sorrideva e saliva le scale, portando tra le sue braccia una sola cosa: la sua bambola, con la quale aveva giocato sino al giorno prima e con la quale continuò a giocare per diversi anni ancora.
Lei era nata V. ed era una mia antenata.

Fonte immagine: http://unminuettonelcuore.splinder.com/

2 commenti:

  1. Gentile lettore anonimo, mi dispiace non poter esaudire la sua legittima curiosità. Non risponderò mai sui nomi che, per voi cari lettori, saranno sempre anonimi.
    La ringrazio tanto per il Suo intervento,
    Matilde nata V.

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