Il volto era bruciato dal sole e solcato da rughe profonde. Dopo circa un quarto d'ora (tempo lunghissimo per lei) alzò il capo che aveva tenuto tra le mani. Lei trepidava... rivolgendosi agli altri contadini ordinò, in modo imperioso, di proseguire la raccolta dell'uva e di completare la vendemmia in giornata e a qualunque costo. Poi si rivolse alla donna: "Sia ben chiaro: io non faccio tutto ciò per suo marito o per timore di suo marito o per riverenza verso suo marito". L'uomo a cui si riferiva (il marito) aveva urlato in maniera sconveniente. Aveva urlato ed ordinato con tono di comando, come si faceva molto tempo prima, quando una classe sociale dominava sulle spalle di un'altra che ubbidiva incondizionatamente. Ma i tempi non erano più quelli. E lei, giovane, esile e con grandi occhi neri, capiva molto più del marito che - per evitare uno scontro di mani - avevano portato via quasi di peso. Lei ora tremava. E chiese scusa. Era lì davanti a questo omone, che proseguì il suo discorso: "Non lo faccio per suo marito ma... per lei. Vede signora, forse lei non sa che da bambino sono cresciuto in una campagna di suo nonno. Suo nonno vide in me delle qualità. Ed ogni giorno, pur di farmi studiare, mi faceva accompagnare a scuola pagando tutto quello che c'era da pagare. E se io sono arrivato oggi a capo del sindacato, lo debbo solo a suo nonno". Lei guardava allibita con gli occhi nerissimi e sgranati. Lo vide alzarsi dal muretto. Era quasi un gigante davanti a lei così minuta. La guardò fisso. I lineamenti sembravano essersi addolciti. Si tolse il berretto ed accennò ad un inchino. Dopo si girò: "Forza ragazzi. Vi ho detto che oggi bisogna finire!". Ora era lui il capo.
Fonte immagine: http://marcofantesca.wordpress.com/
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