La sua infanzia e giovinezza (si sposò tardi e per quell'epoca era già una zitella) fu completamente dedita alla sua famiglia. Famiglia che allora era "allargata", in quanto comprendeva anche le zie del padre che - per volontà paterna - non si erano sposate ed erano "monache di casa". Erano davvero eccentriche! Un po' come la "Femminista", avevano maturato una sincera avversione verso gli uomini, ai quali dovevano sottomissione ed obbedienza. Per loro era un dramma il matrimonio di una nipote. Non facevano auguri. Con le mani in testa borbottavano "povera pazza, povera pazza..." In questo contesto familiare abbastanza stravagante cominciò la parabola malinconica di Matilde, donna di notevole intelligenza e grandissima sensibilità. I tempi cambiavano, non solo socialmente, ma con effetti anche sul piano economico e finanziario. Era una società ancorata al passato, incapace di rinnovarsi, forestiera ormai tra la sua gente. La madre morì giovane, lasciando ancor più nella tristezza Matilde. Lei era ben lucida e capiva la nuova realtà che, ponendo fine a tante cose, le toglieva la speranza e la rendeva una sorta di "superstite" pessimista e senza futuro.
(continua)
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